Il bonus mamme è stato introdotto dal governo con l’obiettivo di sostenere la natalità e offrire agevolazioni fiscali alle donne lavoratrici con figli. Tuttavia, a causa delle risorse limitate e dei risultati inferiori alle aspettative, potrebbe essere cancellato per le donne con due figli. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, da quando potrebbe avvenire e quali sono le conseguenze per le famiglie.
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L’introduzione del bonus mamme nel 2023
Nel 2023, il governo Meloni ha inserito nella legge di bilancio un incentivo fiscale a favore delle mamme lavoratrici. Questo provvedimento prevedeva un esonero contributivo di massimo 3.000 euro lordi per le madri di tre figli fino ai 18 anni del figlio più piccolo. Per il 2024, l’agevolazione è stata estesa anche alle madri di due figli, con la possibilità di richiedere l’esonero fino ai dieci anni del bambino più giovane.
Chi ha beneficiato del bonus
Secondo i dati forniti dall’Inps, circa 484.000 donne hanno richiesto il bonus. Di queste, 362.000 sono madri di due figli, mentre 122.000 hanno tre figli. Sebbene questi numeri siano significativi, rappresentano solo una parte degli aventi diritto, che ammontano a circa 793.000 persone. Questo dato ha sollevato delle preoccupazioni all’interno del governo, che si aspettava un’adesione più ampia.
Le ragioni del possibile stop al bonus per le mamme con due figli
Uno dei fattori che potrebbe portare alla cancellazione del bonus mamme per chi ha due figli è legato alle risorse finanziarie. Il governo sta lavorando su una manovra di bilancio da 25 miliardi di euro, ma mancano all’appello circa 10 miliardi. Per far fronte a questa mancanza, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, starebbe valutando una revisione del pacchetto natalità.
Risultati sotto le aspettative
La misura, nonostante le previsioni iniziali, ha avuto un impatto minore rispetto a quanto previsto. Tra le ragioni principali, c’è il fatto che molte donne lavoratrici non hanno potuto beneficiare del bonus. Le domestiche, le lavoratrici autonome e le lavoratrici precarie sono state escluse dall’agevolazione, un fattore che ha limitato la portata del provvedimento.
Incompatibilità con il taglio del cuneo fiscale
Un ulteriore problema che ha ridotto l’efficacia del bonus è la sua non cumulabilità con il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro. Questo ha creato una sorta di cortocircuito: le mamme con redditi più alti hanno potuto beneficiare di uno sconto maggiore rispetto a quelle con redditi più bassi, riducendo l’equità del sistema.
Le dichiarazioni del governo
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha recentemente commentato la situazione in un’intervista a SkyTG24. Calderone ha sottolineato l’importanza di mantenere la riduzione del cuneo contributivo e di confermare gli interventi a favore della genitorialità. Tuttavia, ha anche ribadito la necessità di fare attenzione ai conti pubblici, in linea con le indicazioni del governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta. “Non si possono fare promesse senza considerare la tenuta dei conti”, ha affermato la ministra.
I fringe benefit in scadenza
Un altro aspetto legato alla manovra fiscale riguarda i fringe benefit, beni e servizi che le aziende offrono ai propri dipendenti. Il tetto per questi benefici è stato fissato a 1.000 euro per il 2024, o 2.000 euro per chi ha figli a carico. Sebbene non direttamente collegata alla natalità, questa misura ha aiutato molte famiglie a sostenere spese come rette scolastiche, bollette o affitti. Tuttavia, anche questa agevolazione rischia di non essere confermata oltre il 2024, a meno che non vengano trovate ulteriori risorse.
Impatto sui bilanci delle famiglie
I fringe benefit sono stati utilizzati da numerose famiglie per coprire spese fondamentali, come l’educazione dei figli o i costi legati alla casa. La loro cancellazione potrebbe mettere in difficoltà molti nuclei familiari, già colpiti dall’aumento del costo della vita. Per confermare la misura anche nel 2025, serviranno ulteriori 350 milioni di euro.
L’inverno demografico e il rischio per il Pil
Un altro fattore che pesa sulla decisione del governo è l’inverno demografico che l’Italia sta attraversando. Secondo Banca d’Italia, la bassa natalità potrebbe causare una perdita del Pil pari al 13% entro il 2040. Il governo Meloni, fin dal suo insediamento, ha cercato di invertire questa tendenza, ma molte delle iniziative promosse non sono ancora state attuate.
Le promesse non mantenute
Una delle proposte che ha fatto discutere è quella di zero tasse per chi fa due figli, lanciata da Giorgetti nel 2023. Nonostante l’entusiasmo iniziale, questa misura non è mai stata implementata, contribuendo alla sensazione di incertezza tra le famiglie.
Il futuro del bonus mamme: quali prospettive?
Al momento, non è chiaro se il bonus mamme per le donne con due figli verrà confermato o meno. Tuttavia, le dichiarazioni del governo suggeriscono che la misura potrebbe essere modificata o eliminata per far fronte alle esigenze di bilancio. Per le famiglie italiane, si tratta di un periodo di incertezza, in cui le politiche a sostegno della natalità rischiano di essere messe in secondo piano rispetto alle priorità economiche.
Possibili scenari
Se il bonus mamme venisse cancellato, le famiglie potrebbero trovarsi senza un importante strumento di supporto. Tuttavia, il governo potrebbe introdurre nuove misure più mirate per sostenere le donne lavoratrici e incentivare la natalità, magari correggendo le lacune del sistema attuale.