Dazi sulle auto elettriche cinesi: l’Europa si prepara al voto cruciale

Il voto del 25 settembre sarà un momento cruciale per definire il futuro delle relazioni commerciali tra l'Europa e la Cina.

Il prossimo 25 settembre, i Paesi dell’Unione Europea si troveranno a dover affrontare una decisione importante per il futuro del mercato automobilistico: confermare o meno i dazi sulle auto elettriche cinesi, una misura provvisoria già introdotta dalla Commissione Europea il 4 luglio scorso. Le tariffe aggiuntive, che arrivano fino al 36,3%, potrebbero essere confermate per un periodo di cinque anni, suscitando pareri contrastanti tra i vari stati membri e il mondo imprenditoriale. La posta in gioco non è solo la concorrenza leale, ma anche i rapporti diplomatici con la Cina, principale produttore mondiale di veicoli elettrici.

Perché l’Europa vuole imporre dazi?

La decisione di introdurre dazi sulle auto elettriche cinesi nasce dall’esigenza di tutelare il mercato europeo da quelle che vengono considerate pratiche sleali, in particolare i sussidi massicci che Pechino destina ai propri produttori. Tali sovvenzioni permettono alle aziende cinesi di offrire i loro veicoli a prezzi molto più bassi rispetto a quelli delle controparti europee, distorcendo la concorrenza. La Commissione Europea ha avviato un’inchiesta approfondita, analizzando gli effetti negativi di queste pratiche sul mercato europeo, e ha deciso di agire con l’introduzione temporanea dei dazi.

“La nostra analisi si è concentrata sull’efficacia di queste misure nel rimediare agli effetti dannosi dei sussidi cinesi,” ha dichiarato Olof Gill, portavoce per il commercio estero della Commissione. Tuttavia, non tutte le proposte di Pechino per risolvere il problema hanno soddisfatto i requisiti stabiliti dall’Unione.

La posizione della Commissione Europea

L’Unione Europea è rimasta aperta a una possibile soluzione negoziata con la Cina, ma qualunque accordo dovrà rispettare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e rimuovere completamente gli effetti distorsivi dei sussidi. L’idea di un mercato equo e libero è il principio su cui si basa l’azione della Commissione, che ha inviato una task force per verificare sul campo la situazione.

I dazi imposti in estate, in aggiunta al 10% già esistente, colpiscono grandi case automobilistiche cinesi come BYD, Geely e SAIC, leader nel settore dei veicoli elettrici. Se il voto del 25 settembre confermerà queste tariffe, il loro impatto sarà significativo per il futuro delle relazioni commerciali tra l’Europa e la Cina.

La posizione della Cina e la reazione europea

Di fronte alla minaccia dei dazi, la Cina ha risposto con un’intensificazione delle proprie indagini sulle importazioni europee, in particolare nei settori alimentari e delle bevande. Questa mossa è vista come una strategia per mettere pressione sull’Unione Europea e far desistere dalla conferma delle tariffe.

Nonostante ciò, all’interno dell’Europa non tutti i Paesi condividono la stessa visione sui dazi. La Spagna, inizialmente favorevole all’introduzione delle tariffe, ha recentemente cambiato posizione. Il premier Pedro Sánchez, dopo una visita ufficiale in Cina, ha dichiarato che è necessario “evitare un’altra guerra commerciale” e ha sottolineato l’importanza di costruire ponti di dialogo tra l’UE e la Cina. Anche la Germania sembra allinearsi su questa posizione più moderata, cercando un compromesso che possa salvaguardare gli interessi economici europei senza danneggiare i rapporti con Pechino.

Il ruolo dell’Italia nella questione

L’Italia, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha espresso la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina e rafforzare la cooperazione economica, soprattutto nei settori della tecnologia green e della mobilità elettrica. Durante un incontro con il ministro cinese del Commercio Wang Wentao, è stato ribadito l’impegno italiano a cercare soluzioni che possano evitare una escalation commerciale e garantire una competizione più equa.

Il dibattito rimane aperto e la posizione italiana sembra essere orientata verso un approccio pragmatico, che tenga conto sia delle esigenze del mercato interno sia dei legami economici con il colosso asiatico.

Le conseguenze di una conferma dei dazi

Se il voto del 25 settembre confermerà i dazi sulle auto elettriche cinesi, le conseguenze potrebbero essere molteplici. Da un lato, si potrebbe vedere una riduzione della concorrenza sleale nel settore automobilistico europeo, offrendo maggiore protezione ai produttori locali. Dall’altro, però, potrebbero verificarsi rappresaglie commerciali da parte della Cina, con possibili impatti su altri settori economici, come quello agricolo o tecnologico.

Un altro effetto potrebbe essere un rallentamento dell’adozione delle auto elettriche in Europa, a causa di un possibile aumento dei prezzi per i consumatori, dovuto alla minore disponibilità di veicoli cinesi a basso costo. Ciò potrebbe rappresentare un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione Europea, che punta a ridurre le emissioni di CO2 attraverso l’elettrificazione del parco auto.

Le alternative possibili

Nonostante l’incertezza, alcune soluzioni potrebbero emergere dal confronto tra l’Europa e la Cina. Una possibile via d’uscita sarebbe quella di stabilire accordi bilaterali che regolamentino il commercio di veicoli elettrici, garantendo un maggiore equilibrio tra i due mercati. In questo modo, si potrebbero evitare escalation commerciali dannose e favorire una maggiore collaborazione economica, in particolare nel settore della tecnologia sostenibile.

Un’altra opzione sarebbe quella di investire maggiormente nella produzione interna di veicoli elettrici, potenziando le infrastrutture e il supporto alle aziende europee per competere ad armi pari con i produttori cinesi. Questo richiederebbe un impegno significativo da parte dei governi europei e della Commissione, ma potrebbe rappresentare una strategia a lungo termine per rafforzare l’industria automobilistica del continente.

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